sabato 21 aprile 2012

Mexico o Quién sabe? Ninguna cosa es segura.

Del Messico si legge a volte qualche articolo sui giornali, che lo denuncia come Paese violento, in preda alle razzie e alle pazzie dei cartelli della droga. Lotte intestine tra i nuovi comandanti, mafiosi e selvaggi.
Poi, più niente.
Questo è il giornalismo oggi: il fatto, la notizia poi, più niente. Si tende a perdere molto della narrazione, per dare spazio a una sola delle tante prospettive (quella più truculenta, vendibile, attraente, ecc.), eleggendola a verità, ritratto assoluto di un popolo e di un paese.
L'eredità di un giornalismo ormai antico, adesso, sembra più che mai preziosa: la raccolta di elzeviri scritti sulla stampa italiana e messicana raccolti nel "diario" Omeyotl di Carlo Coccioli, è un libro imprescindibile per chi voglia risalire alle origini di Messico.
Ho detto bene, "di" e non "del", perché Messico è più persona che cosa. Messico è umano, nel senso profondo del termine, nel senso duale, di uomo e donna. Preso con la forza degli spagnoli quando era ancora adolescente, efebo e ambiguo, il popolo di Moctezuma II, ha sommessamente detto "Tlaa, tlaa" al conquistatore. "Sì, sì".
Fa parte del messicano, mezzo azteco e mezzo maya, mezzo uomo e mezzo donna, l'arrendevolezza e la sopportazione. Che va tra l'altro di pari passo con il mito della pistola facile e della sbronza perenne e molesta.
Carlo Coccioli fu un intellettuale, scrittore, pittore, giornalista e uomo profondamente religioso; curioso,  colto, possedeva i fondamentali requisiti per diventare una delle colonne portanti della letteratura italiana contemporanea. Così non successe, e non sarà qui che vi dirò perché. Preferirei  piuttosto consigliarvi di scegliere ed acquistare uno dei suoi numerosi libri (editi ora da Piccolo Karma Edizioni e da Marsilio). Prima di lanciarvi sul perché e il percome, sul particolare piccante, sulla curiosità, prendete un suo libro e leggetelo veramente. Non sfogliatelo, entrate nella storia e non abbiate paura del tempo che scorre.
Messico, dicevo, va preso così, per quello che è: ambiguo, incerto, cortese. La vera anima di Messico è questa, ci dice Coccioli. Lui stesso non lo aveva compreso, prima di arrivarci e viverci. Prima di conoscere le numerose persone e visitare i luoghi che ci racconta nei suoi articoli, non sapeva quasi che pesci pigliare, con Messico, canaglia e madre allo stesso tempo.
Questa raccolta, salvata dall'oblio, è un diario di viaggio preziosissimo che ci dice tanto di tutte le facce di Messico: storia, politica, letteratura, arte, paesaggio, origini, persone e cani realmente vissuti, religione e tradizioni. Ma soprattutto, ci svela a poco a poco, vagando, il pensiero e l'anima messicani, ciò che non troverete mai su nessuna guida turistica. I suoi racconti sono quasi parabole, da leggere piano, una alla volta, e su cui riflettere. L'amore religioso per una terra, spiegato ai profani.
Io ci ho trovato la chiave, e forse più d'una, per ricominciare a costruire un modo di pensare lontano dal nostro, "occidentale". Messico è antico, e le sue origini sopravvivono nel messicano indiano, nell'uomo che è tutt'uno con la sua terra (in un bellissimo capitolo Carlo Coccioli spiega l'essere "terrestre" dei messicani, e l'assenza di grandi porti in così tanti chilometri di costa).
Ricomincio da qui allora, dall'accettazione sommessa e gentile, assolutamente messicana del "nessuna cosa è sicura". Chissà come andrà a finire.