sabato 20 agosto 2011

L'isola del tesoro, di Robert Louis Stevenson

"L'avventurosa ricerca di un tesoro nascosto in un'isola deserta, tra mille insidie e pericoli, tra pirati e furfanti, in un caleidoscopico accavallarsi di colpi di scena. Protagonista è Jim Hawkins, un ragazzo nel quale tutti i giovani lettori si identificheranno immediatamente." Così è scritto sulla quarta di copertina di una vecchia edizione Mondadori (1984) de L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson: e di avventura, nel suo primo capolavoro, ce n'è davvero tanta. Stiamo parlando, se non del padre, di uno dei padrini dell'avventura; lo Stevenson cresciuto attanagliato dalle febbri e cullato dalle storie mirabolanti e forse un po' angosciose di "Cummy", la sua infermiera. Dobbiamo dunque ringraziare le sue disavventure, se oggi possiamo leggere questo fantastico libro, che ci catapulta direttamente all'interno di uno scenario su cui tutti noi, da bambini, abbiamo sognato: il mare e i galeoni, l'isola deserta e il tesoro seppellito in un territorio ostile e pericoloso, almeno quanto i pirati stessi. Ma, al di là dei soliti luoghi comuni, la storia è un po' più complicata: i personaggi di Stevenson (e su questo il "vecchio" non ci delude mai), nascondono le doppiezze su cui poi si costruirà tutta la storia di Jekyll e Hyde; ed è qui che si nasconde la grandezza del nostro scozzese. L'averci regalato il piacere di assaporare le sue storie partendo dalle sue consistenti e sugose canaglie.
Guardate solo il piccolo Jim Hawkins, il narratore: parte rivelandoci il suo lato più infantile e pauroso, di giovane garzone nella locanda paterna, già onesto lavoratore in tenera età, soggiogato dai canti e dalle bestemmie di Billy Bones, il temibile pirata che occupa una stanza dell'"Ammiraglio Benbow" facendo soffrire la sua presenza come potrebbe farlo una zecca. A partire da quei mesi di sopportazione  e tribolazioni (il padre di Jim è malato, e morirà di lì a poco), una serie di individui sospetti e un po' terrificanti cominciano a frequentare la locanda, in cerca di Bones. E il piccolo e innocente Jim, da dietro le porte, scopre  dell'esistenza di qualcosa di molto prezioso, nel baule di Bones, qualcosa che tutti bramano, e per cui il vecchio pirata ci lascerà le penne. Jim cresce in fretta e furia, nel giro di una notte: si impadronirà del contenuto di quel baule, che oltre ai soldi nasconde qualcosa di ben più sostanzioso: una mappa, disegnata da Flint in persona (il pirata che aleggia su tutte le pagine del libro, ritornando di tanto in tanto, quasi un tòpos del terrore). E' grazie al piccolo e coraggioso Jim che tale mappa arriverà tra le mani delle autorità del paese, che fino a qui sembravano personificare la correttezza e la giustizia. Ma la voglia di ricchezza e il denaro, si sa, porta tutti su una cattiva strada, e presto i dottori e cavalieri, anche stuzzicati dall'idea di esotico che si porta dietro l'avventura per mare, mettono in piedi un equipaggio, arruolando gli stessi ambigui uomini di mare che prima parevano disprezzare. 
Così entra in gioco il vecchio pirata Long John Silver, che da solo meriterebbe un libro (che difatti è stato scritto, guarda caso da un uomo di mare - Bjorn Larsson , La vera storia del pirata Long John Silver: ma questa è un'altra storia). Long John, che sembrava aver messo la testa a posto, ha una taverna nella zona del porto: ma coglie al volo la proposta di diventare il cuoco di bordo sull'Hispaniola: ha gli occhi che brillano al pensiero dei soldi, giacché in lui il lupesco istinto del pirata non è mai morto. Infatti, lancerà il seme della rivolta e del tradimento, che tra i vecchi lupi come lui attecchisce subito: Silver architetta un piano per impadronirsi del tesoro e sbarazzarsi della parte più "borghese" dell'equipaggio: il dottor Livesey e compagnia bella. Non ha fatto i conti con il tenero Jim, che sembra avere la capacità di trovarsi nel posto sbagliato al momento giusto, e intesse così un doppio gioco che risparmierà le vite a molti di loro: in particolare ai più scaltri, a quelli che si dimostreranno non solo ingegnosi, ma anche in un certo modo loquaci. Per tener testa al temibile Silver, bisogna essere preparati; e Jim è un bambino prodigio in questo, con la giusta dose di incoscienza e sfacciataggine. 
L'isola del tesoro è l'avventura vera, quella che sfugge agli stereotipi e alle semplificazioni, quella che ribalta i ruoli e fa sconfinare lo sbagliato nel giusto; ed è anche quell'avventura genuina, che si nutre dello stesso pane delle masse di fanciulli di tutto il mondo, e fa tirare loro un respiro di sollievo: perché insegna il vero senso di parole come bontà e giustizia, che non è mai privo di cattiveria e, forse per questo, di fascino.